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La Quercia dei genitori consapevoli

La Rabbia e la Disabilità: Un Viaggio Verso la Libertà!

 

Hai mai affrontato l'emozione della rabbia in modo così intenso e quotidiano da sentirla parte integrante della tua vita?

 

Bene, in questo articolo, esplorererò il tema della rabbia in relazione alla disabilità.

 

Nella quotidianità con Gabriele, la rabbia, per me e Massimo, è una fedele compagna.

 

Signora Rabbia, come la chiamo nel libro Pronto? sono la disabilità (leggi l’estratto qui) ci chiama molto spesso durante le nostre giornate.

 

Le occasioni per farsi sentire non mancano: dal fastidio che ci arriva dalle fissazioni di Gabriele, ad esempio: se la penna non è messa esattamente come intende lui non si può andare avanti con altro; al non voler scendere dall’auto e passare trenta, quaranta minuti ad inventarsi di tutto e di più per convincerlo che non gli succederà niente,

 

La rabbia ci chiama quando ci rendiamo conto che Gabriele non potrà fare ciò che fanno gli altri, ad esempio a Massimo sale il fastidio quando va a guardare le partite di calcio di nostro figlio maggiore Alessandro e comprende che questo con Gabriele non potrà farlo.

 

Ma ci siamo arrabbiati quando di fatto era escluso dalle feste di compleanno o non era invitato dai compagni di scuola a giocare insieme.

 

Ci siamo tanto arrabbiati con noi stessi perchè ci sentivamo di non aver fatto bene, ci sentivamo in colpa (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato).

 

La rabbia accompagnava anche la nostra frustrazione (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità) di non riuscire a fare abbastanza, di non riuscire a risolvere il problema.

 

La rabbia si è messa in mezzo anche tra di noi, ha messo alla prova la nostra relazione come coppia (da approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell'articolo dedicato), quante volte ci siamo dati fastidio, quante volte Massimo mi faceva arrabbiare perchè non si ricordava di dare o fare le terapie a Gabriele, o quante volte io ho fatto arrabbiare Massimo con la mia precisione e pesantezza.

 

La rabbia è un'emozione che può variare notevolmente nei suoi livelli, dal semplice fastidio fino all'ira. La rabbia può scaturire da molteplici fonti, ed è un'emozione con la quale tutti possiamo identificarci in qualche momento della vita e diciamoci la verità, la disabilità è uno di quelli.

 

Fin dal primo momento della diagnosi a dir la verità ci siamo arrabbiati.

 

Si! eravamo arrabbiati perchè non capivamo perchè era capitato a noi, perchè era capitato a Gabriele, perchè era capitato alla nostra famiglia!

 

Eravamo completamente in balia della rabbia perchè sentivamo ingiusto ciò che ci stava capitando.

 

Cos’è che ci ha permesso di trasformare la rabbia?

 

Cos’è che ci ha aiutato a superare il senso di ingiustizia che ci attenagliava?

 

La consapevolezza delle nostre emozioni (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato)

 

Ad un certo punto della nostra vita, abbiamo scelto di guardare in faccia la disabilità di Gabriele, abbiamo scelto di guardare in faccia l’ingiustizia che stavamo subendo.

 

Abbiamo iniziato un viaggio di consapevolezza di tutte le emozioni che la disabilità di Gabriele ci portava incontro quotidianamente, oltre alla rabbia abbiamo avuto a che fare con la colpa (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato), con il rifiuto (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato), con la paura, ansia o frustrazione (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato), ma anche con dolore e la tristezza (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato), e può anche mettere in discussione la relazione con tuo marito o tua moglie.(puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato).

 

La consapevolezza ci ha permesso di fare un viaggio dentro noi stessi, nella profondità dell’anima, dove abbiamo incontrato i luoghi più oscuri, le nostre parti in ombra.

 

Ma è stato proprio andando fino in fondo, all’interno di noi stessi che abbiamo raggiunto comprensioni inedite e scoperto meraviglie.

 

Abbiamo conosciuto la via dell’amore (da puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato), abbiamo ampliato la nostra visione, potenziato la nostra mente e questo ci ha permesso di modificare lo sguardo con cui guardavamo la disabilità di Gabriele.

 

Ciò che ci ha traghettato da un pensiero della mente comune, che nel libro chiamiamo simpaticamente Signor Risponditore Automatico (puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato), a un pensiero del cuore è stata la pratica della meditazione.

 

In particolare la pratica dell’omi, one minute immersion, (trovi tutti i mantra specifici per ogni emozione nel libro Pronto?sono la disabilità, leggi l’estratto qui) è stato il ponte su cui abbiamo camminato per passare da uno stato in cui percepivamo tutto come vittime e in cui soffrivamo, ad uno stato in cui abbiamo ripreso in mano la nostra vita, dandoci la possibilità di cambiare la narrazione della disabilità di Gabriele e vivere in uno stato di flusso di amore, gioia, gratitudine ed entusiasmo in cui la rabbia poteva essere solo che una grande energia da mettere a disposizione dei nostri progetti, del nostro ikigai: ciò per cui vale la pena vivere. (da puoi approfondire nel capitolo specifico del libro Pronto? sono la disabilità o nell’articolo dedicato).

 

All'inizio, praticare l’omi per noi era estremamente difficile, tanto da richiedere un grande sforzo mentale ed emotivo. Ma più li praticavamo, più diveniva spontaneo e abitudinario, fino ad integrarsi completamente nella nostra quotidianità senza sforzo.

Inoltre per noi è stato fondamentale essere accompagnati dalla nostra maestra che ci teneva per mano e ci accompagnava con fiducia a non lasciare e a praticare.

 

L'Omi ha rappresentato un passo evolutivo verso la nostra libertà personale.

 

Abbiamo riconosciuto con la consapevolezza che la rabbia nasce spesso dalla percezione di ingiustizia. Quando incontriamo un ostacolo che ci impedisce di raggiungere ciò che desideriamo, spesso lo percepiamo come ingiusto. E per noi la disabilità di Gabriele era un grande ostacolo. La mente umana funziona in modo dualistico, categorizzando le cose come giuste o sbagliate, bianche o nere, abili o disabili, normali o non normali.

 

Quando ci troviamo di fronte alla disabilità di un figlio, il processo analitico della mente inizia a lavorare incessantemente. Giudichiamo la disabilità come giusta o ingiusta, ma spesso la percepiamo come ingiusta. Questo senso di ingiustizia è spesso basato su valori sociali e codici interiorizzati fin dalla nascita. La società impone concetti di normalità e anormalità, con tutti i relativi giudizi. In questa cornice, la disabilità viene spesso giudicata e percepita come un'ingiustizia.

 

Tuttavia, l'applicazione dell'Omi come ponte alla libertà emotiva inizia a cambiare la prospettiva. Man mano che lo ripetevamo , emergevano nuove consapevolezze. Abbiamo riconosciuto che il senso di ingiustizia è spesso una costruzione sociale, basata su valori che possono essere distorti o limitanti. Gabriele, per esempio, non è né abile né disabile, né normale né anormale, secondo la prospettiva del cuore. Il suo cuore e il suo amore non seguono i codici sociali ma i codici naturali, vedendo gli eventi per ciò che sono, senza giudizio.

 

L'effetto più potente dell'applicazione dell'Omi è stato poter integrare e includere la disabilità. Ciò ci ha permesso di pulire l’evento dai giudizi e percepirlo per ciò che è, diventando più facile accoglierlo.

 

La disabilità di Gabriele non l’abbiamo più vista come ingiusta ma come una parte del percorso evolutivo personale. L’amore a cui ci ha condotto la meditazione ci ha fatto comprendere che il fine della disabilità di Gabriele per noi era la nostra evoluzione. A quel punto il senso di ingiustizia svanisce, e emergono la fede e l'amore incondizionato. Abbiamo riconosciuto che l'evento davanti a noi era esattamente ciò di cui avevamo bisogno per progredire verso la nostra libertà interiore e la realizzazione di ciò che siamo venuti a fare, a realizzare il nostro ikigai.

 

La disabilità si è trasformata da ostacolo ingiusto ad opportunità di crescita, per cui non aveva più senso arrabbiarsi.

 

Anzi la rabbia si è trasformata in una potente energia per realizzare i nostri progetti.

 

Immergerci profondamente nell'emozione della rabbia in relazione alla disabilità, ci ha insegnato che la rabbia può essere una guida per il nostro sviluppo personale.

 

Da emozione pesante da gestire e controllare può diventare una potente alleata che ci spinge verso la nostra libertà.

 

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Alleati con noi alla disabilità! 

 

Sabrina