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La Quercia dei genitori consapevoli

Ma come può l'autismo o la disabilità di mio figlio essere un dono?

 

L’autismo o la disabilità di un figlio non può essere vissuto come un dono…fintanto che si utilizza la mente razionale per far fronte all’evento.

Come può essere considerato un dono ciò che viene giudicato come: brutto, negativo, ingiusto, doloroso, pesante e chi più ne ha più ne metta!

Davanti ad un evento la mente razionale fa un processo analitico e giudica. Inizia a chiedersi perchè, vuole trovare le cause e applica etichette.

 

Ti accade di chiederti: Perchè è capitato a mio figlio? Perchè è capitato a noi? Quali sono le cause dell’autismo o della disabilità?

Ti succede di definire l’autismo o la disabilità in modo negativo?

 

Farsi queste domande vuol dire stare nel pensiero razionale.

 

La mente sugli eventi vuole il potere, vuole il controllo. Tutto ciò che giudica negativamente lo vuole assolutamente cambiare.

Certo che noi amiamo i nostri figli! ma non amiamo ciò che portano con loro, non amiamo il loro e il nostro destino.

Tutt’altro lo giudichiamo e giudichiamo tutto ciò che ci ruota attorno: la società che non accoglie ed esclude e le istituzioni non presenti.

 

Tutto questo per la mente razionale è inaccettabile e inarrivabile.

 

Da qui comincia il nostro percorso di sofferenza e frustrazione perchè saremo sempre alla ricerca del modo per cambiare qualcosa che non è cambiabile, ossia la nostra storia.

 

A dire il vero, tanto più ci ostineremo a farci la lotta contro, tanto più le difficoltà si faranno intense.

 

La mente non è programmata per trovare vere soluzioni ma per difenderci da tutto ciò che precedentemente ha valutato come pericoloso e doloroso.

La mente vuole difenderci da ciò di cui abbiamo paura, da ciò di cui ci sentiamo in colpa.

 

Alla fine ci troviamo a subire l’evento cadendo prigionieri nella gabbia della nostra stessa mente che giudicando, analizzando e etichettando non potrà mai sentire l’autismo o la disabilità come un dono.

 

Come trasformare il modo di vedere e vivere l'autismo o la disabilità del figlio/a?

 

Ti sei mai chiesto come, cambiare il modo in cui vedi e vivi l'autismo di tuo figlio, possa fare una differenza significativa?

 

Questo è stato l'interrogativo che ha dato il via alla mia straordinaria trasformazione.

Sono una mamma di un ragazzo autistico, e oggi voglio condividere con te il percorso che ha rivoluzionato la nostra vita familiare.

Quando abbiamo ricevuto la diagnosi di autismo per nostro figlio, è stato come essere catapultati in un mondo sconosciuto.

Le prime sensazioni erano di paura, confusione e incertezza. Come molti genitori, inizialmente vedevamo l'autismo come un ostacolo, una difficoltà da superare, un problema, una sfortuna.

Tuttavia, con il tempo e attraverso molte esperienze, abbiamo imparato a vedere l'autismo sotto una luce diversa.

La svolta è avvenuta quando abbiamo deciso di cambiare il nostro approccio.

 

Fintanto che osservi gli eventi con la mente razionale non puoi cambiare il modo in cui li percepisci.

 

Eistein diceva: “Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose”.

 

Dobbiamo essere noi i primi ad essere disponibili a cambiare il nostro punto di vista. Ciò che proiettiamo esternamente dipende tutto da questo.

 

Il nostro cambiamento è iniziato quando abbiamo scelto di percorrere la via del cuore, un cammino contro corrente che ti permette, a gradi di intensità sempre più profondi, di accedere alla mente ampliata, al pensiero del cuore, come lo chiama James Hillman.

 

Non è che non usi più la mente razionale ma semplicemente la ampli, la metti a disposizione del cuore.

Il grande maestro spirituale Sri Aurobindo la chiamava overmind, la sovramente.

 

Ampliare la mente vuol dire andare oltre la mente, vuol dire andare oltre il giudizio, andare oltre le teorie e le credenze che sono le sbarre che costruiscono la  nostra gabbia interiore.

 

La via del cuore è un cammino di consapevolezza e di libertà  da questa gabbia.

 

È un cammino esperienziale che, attraverso le pratiche di meditazione, ti guida a superare la condizione di vittima: nella quale l'individuo ha il pensiero “accade a me”, sente di subire l’evento e di non avere il potere di scegliere; a una condizione di mago: in cui l’individuo ha compreso che gli avvenimenti non sono accadimenti meccanicistici, ma entità spiriti, dei, archetipi e che quindi non hanno una causa ma un fine. Il fine del cuore è sempre la nostra evoluzione, la nostra realizzazione quindi la nostra felicità.

Solo avendo fede in questo possiamo renderci disponibili a dire sì al nostro destino e al destino di nostro figlio/a.

 

Solo se diciamo un sì profondo e autentico riusciamo a vedere e vivere l’evento dell’autismo o della disabilità del figlio/a come una opportunità per la nostra emancipazione.

 

Riusciamo a sentire il senso profondo e che è una chiamata dell’anima a lasciar andare paure e attaccamenti e a far emergere doti e talenti inespressi.

 

Ti chiedo: Ti senti realizzato nella tua vita? Hai chiaro qual'è il tuo contributo al mondo, la tua missione?

 

Vedi, la nostra felicità, non dipende da ciò che ci accade ma dal modo in cui stiamo di fronte agli eventi.

 

Il poeta Borges diceva: “ Non esiste un destino migliore o peggiore, ognuno deve compiere il proprio”

La felicità non consiste nell’avere un destino “fortunato” o “normale” o “tipico”.

La felicità sta nel trovare il nostro cammino peculiare, la cosiddetta "Missione dell'Anima", e compierla.

 

E cosa c'entra tutto questo con l’autismo o la disabilità?

 

Nasciamo con un destino cucito addosso, composto da tutti gli eventi della nostra vita compreso l’autismo o la disabilità.

Non possiamo scegliere il nostro destino ma possiamo scegliere il modo in cui starci di fronte.

Sta qui il nostro libero arbitrio.

Possiamo averne paura o possiamo amarlo!

 

Se hai paura attiverai la mente razionale per difenderti e tenterai in tutti i modi di avere il controllo e il potere sull’evento, ma siccome l’evento non lo puoi modificare cadrai in un grande senso di impotenza, rabbia e frustrazione, ma anche sofferenza e dolore.

 

Se lo ami e hai fede che è una chiamata dell’anima per compiere la tua missione allora ti apri, ti rendi disponibile a viverlo fino in fondo attraverso le emozioni che ti porta.

 

Le emozioni sono il ponte tra la visione e la realtà, è lo strumento per convincere la materia a divenire ciò che ha visto la visione (scarica l’ebook: Le Emozioni    )

 

Davanti all’evento dell’autismo o della disabilità di tuo figlio/a, invece di chiederti perchè chiediti: Cosa sto provando? Dove lo sto provando nel corpo, che sensazioni sento nel corpo?

 

E vivi, vivi fino in fondo l’emozione, senza giudizio, senza paura, vai oltre la mente e scoprirai ciò che veramente è: pura energia di amore.

E’ un’esperienza di amore  ciò che ti conduce ad aprire il cuore, a poter vedere che l’evento di tuo figlio/a è una chiamata per te fatta direttamente da Amore incondizionato, dal divino, che ti chiede di lasciar andare paure e attaccamenti  e svelare doti e talenti per compiere la missione della tua anima.

 

E ora, chiudi gli occhi che guardano fuori e apri gli occhi che guardano dentro e osserva l’autismo o la disabilità di tuo figlio/a, ascolta cosa provi, vivi con coraggio fino in fondo l’emozione per tramutarla in ciò che veramente è: Amore Incondizionato.

 

Questa è la magia del mago.

 

Questa è la via del cuore.

 

Con amore

 

Sabrina

 

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